Liberalizzazione farmacie: se i farmaci di fascia C non vanno nelle Coop, sono le Coop ad andare nelle farmacie. Tweet this
Federfarma è riuscita a tenere fuori la fascia C dalle parafarmacie e dai corner della GDO. Nonostante le pressioni fortissime della Coop, Lorenzin e Pani hanno dichiarato che non vi era alcun beneficio per il paziente consumatore e il Governo Renzi ne ha preso atto.
Ma ha introdotto una norma molto semplice che consente ai capitali privati di entrare in farmacia.
Tutto sommato una norma che garantirà a molti farmacisti di poter cedere o vendere – se la legge fosse approvata senza modifiche – ad altri privati.
Molte cassandre hanno gridato in passato e molti hanno fatto sentire geremiadi quando sono state approvate leggi di liberalizzazione, come gli OTC fuori dalla farmacia o per la farmacia dei servizi. Ora, però, sembra che lo scenario possa davvero mutare in breve.
La farmacia è in crisi
Secondo il SOSE (Soluzioni per il Sistema Economico Spa) – una Società per Azioni costituita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (88%) e dalla Banca d’Italia (12%) – analizzando i bilanci del 2012 erano 4.000 le farmacie in condizioni finanziarie critiche, e 372 quelle già in default a causa della loro esposizione, verso la distribuzione intermedia e verso le banche.
Questo dato è destinato a crescere fortemente per la riduzione dei margini della ricetta.
Questo è il dato che, anche se non appare spesso nelle statistiche, deve fare terrore: -4% medio dal 2012 al 2013 del valore della ricetta e –4,5% dal 2013 al 2014. E la media va letta per Regione e con dettaglio, ad esempio il valore medio della fustella in Sicilia, nell’ultimo anno, è diminuito del -12%.
La perdita di margine diventa più pesante se letta con altri due dati: l’aumento del +0,8% dei volumi di vendita in confezioni e la riduzione del -2,5% del fatturato dei prodotti etici mutuabili.
I prodotti in fascia C perdono invece il -2,2% dei volumi e l’-1,9% del fatturato nel 2014 rispetto al 2013. Al momento, gli unici segni positivi in farmacia si trovano nel parafarmaco, che però continua a rappresentare una quota inferiore al 30% medio del giro d’affari, come puoi leggere nell’articolo: Farmacie: fatturato e volumi in crescita nel 2014.
Il futuro, quindi, è segnato: la farmacia sarà meno profittevole, sempre più farmacie saranno in difficoltà finanziarie e sempre più dovranno cedere la proprietà. Il valore dell’assett della concessione della farmacia è diminuito, l’EBTDA è in contrazione o, addirittura, in perdita; il debito, quindi, può facilmente superare il valore della concessione e provocare default e fallimento.
Liberalizzazione farmacie
Capitali privati entreranno presto in farmacia. Chi acquisterà potrebbe essere:
– un privato investitore in cerca di intrapresa, in un mercato molto regolato e calmierato;
– un gruppo finanziario;
– un gruppo industriale farmaceutico;
– una azienda proveniente dalla distribuzione del farmaco;
ma solo in due casi il vantaggio di chi compra sarà significativo.
Analizzando i vari casi, direi che avrà un vantaggio il distributore presso il quale è indebitato il farmacista. In questo caso il grossista potrebbe convertire il credito vantato, lasciato crescere, in valore di impresa e quindi appropriarsi di una azienda proprio per averle lasciato troppo affidamento creditizio. Una bella operazione che converte un debito in attività, sempre che questa poi sia profittevole. Questa ipotesi si basa anche sul fatto che, attualmente, il mercato della distribuzione, pur frammentato più che in altri Paesi europei, ha cinque gruppi di notevoli dimensioni finanziarie.
Nella seconda ipotesi il gruppo farmaceutico potrebbe ridurre la filiera, con un bypass tra produzione e vendita. Questo scenario non è ancora in agenda delle multinazionali, che hanno spesso tempi di reazione e riflessione molto lunghi. Ma una azienda di OTC con 6.000 punti vendita diretti e decine di milioni di fatturato potrebbe nel tempo costruirsi un modello di lavoro in cui alcune farmacie sono di proprietà e quindi a marchio. Uno scenario molto contiguo a tutti gli altri settori nei quali le marche pagano e investono per avere punti vendita propri, sviluppo del brand, potenziamento delle dinamiche di vendita e grip diretto al consumatore. Una teoria innumerevole di vantaggi per un marchio affermato ed una barriera per tutti gli altri.
Ultima analisi che propone il SOSE è che vi sono farmacie che, dai dati di bilancio, fanno più profitto di prima, e senza tagliare i costi.
Negli ultimi tre anni un gruppo nutrito di farmacie ha aumentato i ricavi del +13,2%, grazie a tre fattori combinati:
1. lavorando sulla continua riduzione del SSN;
2. rinnovando ed investendo nel punto vendita;
3. cambiando l’offerta e promuovendo l’extrafarmaco.
Grazie ad un mix di azioni di promozione, di investimenti e di riposizionamento dell’offerta, la farmacia decolla ed addirittura dichiara, nel 2012, un margine operativo sui ricavi del 14%.
È interessante che queste farmacie abbiano aumentato ricavi e profitti, incrementando in assoluto anche la quota dei dipendenti e non diminuendola.
Secondo una analisi di Health Innovation per conto di Federfarma, una farmacia che fattura mediamente 1,5 milioni di euro, con la sola erogazione dei farmaci in fascia A, è in perdita. Margini negativi anche per farmacie più grandi che volessero puntare solo sui farmaci rimborsabili. Ma tutte le farmacie medie e medio piccole non riuscirebbero a marginare in modo significativo anche con la fascia C.
Secondo questo studio, basato su dati IMS e Federfarma e le analisi di bilancio, solo l’extrafarmaco può generare utile.
In sintesi, la farmacia può farcela a superare da sola la sfida, e la ricetta è chiara per tutti. Chi vorrà adottarla potrà fare sviluppo. La farmacia che non trova il modo di ricalibrare i debiti che oggi pesano e non è in grado di modificare l’offerta al cliente nel punto vendita dovrà cedere.
Possiamo anche prefigurare il numero delle farmacie che saranno cedute o passeranno di mano nei prossimi anni: circa 400 l’anno nei prossimi tre anni. È però una sfida tra lo sviluppo e la cessione, tra la prosecuzione e la rinuncia: una sfida mortale.
Voi come vi ponete in questo cambiamento, pensate di poterlo cavalcare o lo attraverserete indenni? Siete favorevoli all’ingresso di nuovi capitali in farmacia?