Il farmaceutico all’epoca del digitale

pharma & digitaleSe i mercati sono conversazioni, e le conversazioni avvengono su internet, il mercato è su internetTweet this

Ci sono molti temi sul digitale, tuttavia qualcuno continua a pensare che il digitale sia un sito web o meglio una newsletter in una casella di posta superaffollata.

Secondo le sconcertanti rivelazioni di Digital Barometer, ancora oggi il digital è uno sconosciuto per molti manager. Secondo tanti, inviare una mail a tutti i medici di un database, con una pubblicità ed un paio di link ad una scheda tecnica del prodotto in pdf è “digitale”. E non lo è creare un invito ai soli medici interessati all’argomento, con un percorso personalizzato che contenga informazioni utili alla professione e che proponga soluzioni terapeutiche legate al prodotto.

Se vuoi approfondire l’argomento puoi leggere anche le differenze di scenario in Across Health Digital Barometer 2013.

 

Il digitale

Eppure noi siamo largamente immersi nel digitale, noi come consumatori siamo digital. Passiamo sempre più tempo su internet rispetto a quanto guardiamo la TV; parliamo con gli amici, ma ci relazioniamo con loro sui social media.

Dire che la relazione che si crea tra persone non sia riproducibile attraverso internet è vero, ma è altrettanto vero che si può costruire una nuova modalità di relazione basata sui nuovi mezzi di comunicazione. Le storie si possono raccontare di persona, alla radio, in TV ed anche su internet, ovviamente. Anzi, le favole della buona notte molte mamma e papà le raccontano via Skype, quando sono lontani.

Sono le storie che raccontiamo, è l’interesse che generiamo a creare una relazione stabile non il mezzo. Ovviamente questa relazione è stabile quando è continuativa, collaborativa.

È molto più semplice di quanto appare. Ogilvy oggi ci aiuterebbe, forse proprio come ci ha aiutato, in altri tempi, a decodificare la TV o le riviste patinate.

In realtà, parlare con il proprio pubblico, consumatore, cliente è molto semplice. Come diceva Ogilvy, occorre parlare semplice, come a tua moglie (o tuo marito) mentre sono distratti. Devi cercare di cogliere la loro attenzione e raccontare una storia che li coinvolga. Se lo farai regolarmente – e non spesso – ma con cadenza programmata e puntuale, allora quello che dirai sarà efficacemente memorizzato e modificherà il comportamento del consumatore. Anche nel farmaceutico.

Il problema, quindi, non è porre attenzione sul digitale, ma porre attenzione sulle persone che leggono e interagiscono con la tua marca, su internet. Al riguardo ti consiglio di leggere l’interessante intervista a Gianluca Diegoli.

Questo accade online, questo accade su dottnet.it.

 

Pharma & Digital

Questo mese, come in media tutti i mesi, spontaneamente oltre 90.000 medici diversi si collegheranno a DottNet.it, cercando e ricercando materiale informativo su temi giornalistici e terapeutici. Oggi, oltre 20.000 utenti si collegheranno e, in particolare, tra le 8 di sera e le 8 di domattina si collegheranno oltre 5.500 medici a studiare gli argomenti che non hanno potuto approfondire in giornata e che non intendono trascurare.

Ora sono lì, a leggere, studiare, discutere, guardare video di opinion leader o partecipare a congressi virtuali. Ognuno di loro trascorrerà più di 7 minuti e molti anche più di 20 minuti. Proprio mentre tu stai leggendo queste righe.

Se ti domandi come fare per intercettare queste comunicazioni sei a buon punto.

Se ti domandi come si raccontano le storie e come si trasformano in relazioni ti stai ponendo la giusta domanda.

Se ti domandi come misurarle sei quasi esperto.

Se ti domandi come spiegare al tuo capo tutto questo, probabilmente hai un problema.

La complessità non è comprendere le dinamiche di informazione scientifica digitale, o creare un progetto che preveda servizi digitali per il medico, o avere case history per essere creduti. La vera complessità che il manager deve affrontare oggi è riuscire a giustificare un investimento digital importante e significativo. Un investimento che poi possa davvero produrre risultati.

Oggi, però, è possibile avere esiti certi e proporzionali dalla promozione online e pagare solo sulla base dei risultati. Ora cosa ti frena?

Ecco perché il sito di prodotto può essere inefficace

Pharma DigitalIl digitale non funziona, i medici non lo apprezzano. Perché i progetti sono sbagliati. Tweet this

Le aziende farmaceutiche stanno investendo sempre più nel digitale per il supporto al marketing ed alle vendite. Molti progetti ed investimenti non hanno successo perché usano strumenti ed approcci assolutamente sbagliati, come risulta dall’articolo Pharma digital marketing in the U.S. Spending more and wrong.

 

I 7 motivi per cui il sito di prodotto non è un progetto efficace di Pharma Digital

 

#1 L’obiettivo non è chiaro

Ora qualcuno mi dica, a parte il Product Manager che lo ha creato ed i grafici che sono stati pagati, perché un professionista della salute dovrebbe entrare in un sito web di prodotto?

Io mi sforzo da anni a provare a capirlo, mo sono certo che troverei più facile imparare il cinese! Perché un medico, nello svolgimento della propria attività, dovrebbe, o negli orari lavorativi o fuori da questi, provare ad entrare in un sito di prodotto? Qual è l’obiettivo: promozione del prodotto o ingaggio del medico? In entrambi i casi fallirà.

Eppure la maggior parte della spesa oggi è ancora rivolta a siti di prodotto!

 

#2 L’accesso blocca anche gli interessati

Se consideriamo che per motivi di aderenza alle leggi e norme:

– Il medico per entrare deve essere “validato” ovvero va controllato se l’accesso è effettuato da un professionista che può essere oggetto della pubblicità del farmaco;

– La login può essere effettuata solo dopo la validazione, probabilmente di terza parte. Quindi molti medici non potranno entrare, o potranno farlo con estrema difficoltà;

– I contenuti, se il sito è di proprietà di una azienda farmaceutica, sono estremamente limitati;

Sempre nel caso precedente, non è possibile generare discussioni o aprire il sito a commenti (per evidenti potenziali problemi di farmacovigilanza).

 

#3 Difficoltà ad essere trovati

Per considerare pienamente i motivi di insuccesso di un sito web di prodotto, dovresti considerare anche quante persone lo visiteranno.

Se, e dico se, gli ISF sono stati coinvolti nella promozione, allora sappi che non lo faranno e non avranno modo di farlo in quanto lo considereranno una perdita di tempo nei preziosi momenti in cui sono a diretto contatto con il medico e preferiranno parlare del prodotto e non del sito del prodotto.

Se, e dico se, stai lavorando su SEO, neanche questo ti basterà ad aumentare la portata, se non di poche centinaia di utenti, in quanto i medici non cercano su google il nome del tuo prodotto.

Se, e dico se, vuoi investire su SEM, allora saranno soldi sprecati, porterai molti utenti alla pagina login, ma non potranno entrare.

 

#4 Focalizzazione alla promozione

Realizzare un sito web di prodotto non è di per sé una cattiva idea. L’esecuzione, però, è essenziale.

Un utente dovrebbe, ovviamente, cercare il sito su google, trovarlo, iscriversi, confermare l’iscrizione, ricevere le credenziali, loggarsi, entrare e cercare. Questo non è ragionevole.

Una volta avuto l’accesso questo gli permetterebbe di trovare l’RCP del prodotto in PDF e potrebbe finalmente godersi anche il visual-aid, qualora lo avesse smarrito. Forse, alcune pagine sull’efficacia ed un reprint potrebbero aggiungere gioia. Siamo certi, dopo questo calvario, che le “intention to prescribe” volerebbero e le vendite, senza indugio, potrebbero finalmente risalire…

Perché non inserirti dove già ci sono i medici? Perché non pescare dove sai che trovi i pesci?

Esistono siti web di editori accreditati che hanno centinaia di migliaia di medici accreditati, verificati e loggati (DottNet.it, ovviamente, scusate la self-promotion), dove i professionisti entrano e discutono. Creare uno spazio web all’interno di questa area, garantisce che tutti i problemi di login e di validazione siano stati già risolti e manlevati.

 

#5 Attenzione all’investimento

La gestione di questo spazio web, all’interno di un sito già attivo, non costerà molto di più e la promozione sarà questa volta efficace. Invece di investire in SEO e SEM è possibile promuovere lo spazio sponsorizzato attraverso link interni, come banner e video; in quel caso immediatamente efficaci, in quando il medico è a distanza di un click. Oppure con una promozione esterna: dalle DEM inserite in newsletter di grande impatto al supporto degli ISF remoti, che per telefono e con video share possono fortemente promuovere lo spazio web del prodotto. Questo è efficace e funziona.

Sì, è vero “size does matter”: le dimensioni contano. Siti molto attrattivi possono arrivare ad ottenere 30.000-40.000 visite di diversi HCP la settimana, tutti verificati e loggati.

Come potresti avere lo stesso traffico sul tuo sito di prodotto? La capacità di push su un valido editore con le proprie riviste online (Panorama Medico, per esempio, scusate la self-promotion) può rendere noto il tuo sito a oltre 180.000 HCP, in modo immediato e pressante.

 

#6 Contenuti di qualità

Ingaggiare il medico con contenuti di qualità, si sa, è essenziale. Tutti ripetono: “Content is the king”.

La presenza di uno spazio promozionale all’interno di un sito editoriale, se chiaramente segnalato, è conforme alle normative HONcode, e permette al medico di fruire di informazioni differenziate, sia commerciali che non promozionali. Tale spazio web è adatto anche per discussioni e consente una maggiore interattività del medico. Qui può trovare Congress Report, aree sulla terapia e soprattutto supporto per i pazienti (come nei canali di Dottnet.it, ancora self-promotion).

Solo con contenuti di altissima qualità – inseriti in un piano editoriale corretto e accattivante, aggiornato frequentemente, con opinion leader che sanno parlare chiaro, video, corsi Fad – si riesce a creare veramente un rapporto di utilità per il medico. E solo così è possibile fare in modo che ritorni a leggere e quindi sia sinceramente “reclutato al progetto”.

 

#7 KPI corretti

Ingaggiare il medico è il vero KPI dell’iniziativa sul web: quanti lettori, quanto materiale, quanti ritorni sulla stessa area, quanta permanenza in termini di minuti nella area sponsorizzata, interazioni, call to action, sottoscrizioni, etc.

Tali indicatori sono sicuramente più importanti rispetto al numero delle pagine lette, che, forse, sono il parametro meno significativo.

Lavorare in questo modo significa trovare uno spazio sul web che effettivamente funzioni, che realmente sia letto, consultato e che, soprattutto, ingaggi il medico in operazioni non solo push.

«Il modo migliore di predire il futuro è crearlo».

Adoperare lo strumento giusto è la chiave di progetti digitali. Non è il digitale a non funzionare ma l’investimento ad essere sbagliato. Le strategie sbagliate poi provocano la percezione che il mezzo non funzioni, e questo non è giusto.

Quale è la tua esperienza?

 

 

 

Il ruolo dell’informazione scientifica ai tempi della spending review

Il sondaggio che il Centro studi Merqurio ha realizzato nei giorni scorsi sulle nuove norme prescrittive e sui generici ci offre interessanti spunti di riflessione, in particolare sul ruolo svolto dagli informatori scientifici.

Il provvedimento che nei mesi scorsi ha varato il Governo per la “spending rewiew”, già ampiamente criticato per essere definito neutro per i costi della sanità, nella attuale scrittura, avrebbe dovuto dare una spinta all’equivalente a sfavore del prodotto di marca.

Al di là comunque delle analisi di mercato, che sono disponibili proprio in questi giorni, credo sia rilevante invece il ruolo che gli informatori avranno in questo nuovo corso, sempre che non si torni indietro, come hanno chiesto alcuni senatori in una proposta bipartisan che, per il momento, è stata congelata “in attesa di tempi migliori”. Diciamo subito che l’informatore, in questa fase di transizione, rappresenta  un onere che non riesce a ripagarsi, a causa dell’aumento dei costi delle visite e della contrazione dei margini. In realtà la promozione del farmaco presso il medico, in regime appunto di contrazione delle visite da parte della forza vendita, ha un nuovo impulso proprio nel momento in cui molti si ritirano perché si vengono a creare  migliori opportunità.

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Il ROI dei progetti di marketing farmaceutico innovativo: senza alchimie

Il ROI non è fisica nucleare, non è alchimia, non c’è trasmutazione dell’atomo: se entrano soldi, soldi devono uscire. Se nei progetti di marketing in generale questo viene sempre ricordato, in quelli innovativi è necessario saper fissare gli obiettivi ed i benchmark.

La misurazione è spesso la chiave per rianalizzare il progetto per eventuali scale-up.  La definizione dei Key Performance Indicator, è l’occasione per verificare l’allineamento agli obiettivi strategici, la correttezza delle azioni. In particolare dalla nostra esperienza definire insieme gli obiettivi è l’occasione per concordare con il Cliente il livello di soddisfazione e sottoscrivere contrattualmente i premi.

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Marketing Farmaceutico: l'Alcoa contro le reti di informazione scientifica.

Per salvare l’Alcoa si mettono in pista Superinterrompibilità per 15 anni, interconnessione, infrastrutture portuali ad hoc, ammortizzatori sociali, contratto di “interconnector” combinato con l’interrompibilità semplice per 6 +6 anni, incentivi fotovoltaico Legge 129/2010 denominata “salva Alcoa”. Costi che qualche economista ha calcolato ottimisticamente in 250 milioni l’anno per quindici anni, pari a oltre 2 miliardi per i soli supporti diretti, di cui molti già spesi inutilmente.

Perché tassare il contribuente per salvare un’azienda che produce alluminio e nel frattempo stringere i cordoni della borsa sulla sanità farmaceutica, mettendo, anno su anno, decine di produttori in condizioni di licenziare, con particolare riferimento agli informatori scientifici del farmaco?

Ci scusiamo con i lettori per la severità delle opinioni: è facile parlare duramente su posti di lavoro altrui, ma il salvataggio di aziende con spese a carico dello stato non è un esercizio né giusto né corretto anche perché nel frattempo in Italia hanno chiuso molti centri di ricerca farmaceutici. Non si creano nuovi posti di lavoro, non si investe in opportunità, in ricerca, in infrastrutture, in tecnologia, ma per salvare alcuni centinaia di posti di lavoro il Governo mette in campo risorse notevoli. Potrebbe essere un’opinione impopolare, ma in egual misura non si è contribuito al salvataggio di reti di informazione scientifica e di strutture industriali del farmaco in Italia dove si sono registrati finora oltre 16.000 licenziamenti con altre migliaia di posti in bilico. I potenziali compratori dell’Alcoa pretendono una spaventosa riduzione del costo dell’energia, tanto  che mi chiedo: perché le aziende farmaceutiche non invocano la benzina gratis per i loro isf, e magari le auto blu a carico dello stato per parcheggiare in centro in ZTL?

Il marketing farmaceutico è chiamato a fare proposte sulla base della legislazione corrente, non di avanzare modifiche per stravolgerla. L’azione del manager è rivolta a creare valore per l’azienda e per il cliente-consumatore sulla base delle regole del gioco: la regola di oggi vede le reti di informazione scientifica ridotte oltre i veri bisogni, oltre la giusta dieta dimagrante dopo l’abbuffata degli ultimi quindici anni. Il marketing farmaceutico deve creare anche però consenso sul mercato, ed oggi l’opinione che i consumatori hanno è che le multinazionali del farmaco hanno stili di comportamento analoghi alle multinazionali del tabacco e del petrolio: questo ha permesso di avere le basi di consenso dello scempio di questi anni.

Insieme alle reti di informazione scientifica il taglio si è abbattuto anche su convegni e congressi, in particolare quelli esteri, gadget, campioni, ospitalità. Nella nostra esperienza di marketing farmaceutico multicanale, questo brusco ridimensionamento  tuttavia può essere vissuto come un’ottima opportunità. Trasformare un corso di formazione per pochi, molto costoso e fatto in location prestigiose in contatti di formazione interattiva online per platee molto più numerose è senza dubbio possibile. Convertire i costi di gadget in progetti di servizio ad alto livello di contenuto rilasciati via web è facile.  Invece di ospitare pochi eletti al convegno, non è forse meglio video-registrarlo e recapitarlo a puntate via email ed un grandissimo numero di utenti?

In numerosi progetti online supportati dall’azione dell’informazione telefonica noi di Merqurio abbiamo la possibilità di concentrare i costi sui contenuti e sulla qualità dell’interazione, invitando un gran numero di medici e fare in modo che questi si “auto-invitino”. L’”auto segmentazione” può avvenire o attraverso l’informazione frontale (CSO) o remota (phone detailing) oppure via email marketing. In ogni caso lascia al medico la possibilità di scegliere se partecipare o meno, o ancora d’ invitare colleghi e condividere. Questo permette agli interessati di seguire attivamente, separare i contatti utili da quelli che non lo sono, segmentare per interesse. Inoltre il costo contenuto del modello permette di raggiungere numeri altissimi: con i costi che si affrontavano per un congresso internazionale tra presenza ed inviti, oggi è possibile far partecipare allo stesso convegno migliaia di medici, che hanno scelto volontariamente di iscriversi ed assistere. Il supporto della rete è in questo caso rivolto a aiutare il medico nello svolgimento della professione, nel suggerire la partecipazione giusta, nel coinvolgerlo sul progetto, eventualmente nell’affrontare con il medico i problemi operativi.

La tecnologia diventa così un ottimo partner per l’azienda farmaceutica, che così fruisce di  competenze nei contenuti e nella realizzazione di materiale interattivo, nella possibilità di avere una comunità di medici attivi, con esperienza in modelli di relazione analoghi.

Il marketing farmaceutico non si deve “adattare” a non avere più rete, può trovare nuove soluzioni per costruire relazioni anche con reti piccole e con grandi supporti. Dimostrare risultati consentirà di far crescere la propria realtà e riprendere ad assumere, senza costi sommersi per la comunità.

Salvatore Ruggiero

Nello spending review: generici vs branded?

Secondo quanto raccontano le cronache le cose sarebbero andate così: il governo, more solito, usa la sanità farmaceutica come un bancomat. Ma la lobby dei farmacisti, consapevole che non era possibile far fare marcia indietro all’Esecutivo, nel chiedere una contropartita al balzello, hanno puntato ad un aumento della quota del consumo di farmaci generici, col chiaro intento di  recuperare una parte delle perdite. Le notizie giornalistiche sono ballon d’essai: il medico può prescrivere solo il principio attivo, salvo rare eccezioni. La risposta però non si fa attendere: medici e industrie fanno pressione affinché il decreto cambi col risultato di ottenere una legge che inizialmente appare complessa da interpretare perché sembra  collidere con quanto annunciato. E per quanto riguarda l’effetto? Al momento ci segnalano:

– errori nei software di gestione dello studio medico. Le software house provando ad interpretare e anticipare hanno rilasciato modifiche che obbligavano i medici a scrivere solo principi attivi,

– riunioni di ciclo in cui il tema principale era l’interpretazione autentica della legge,

– acerrime discussioni su DottNet, il social network dei professionisti della sanità, tra medici e farmacisti.

A valle di questa legge l’elemento che resta certo è che il peso del medico, come detentore della prescrizione e del suo orientamento, è destinato ad accentuarsi nonostante i crescenti paletti.  Le numerose aziende di generici che, molto prima del “Decreto Abruzzo”, avevano abbandonato completamente l’informazione scientifica alla classe medica per orientare i propri investimenti esclusivamente sulla attività commerciale in farmacia, ora stanno rivalutando le proprie scelte. Il ruolo della distribuzione del farmaco è diventato crescente e nei piani di marketing va messa in evidenza la posizione e la collocazione che ha. E ciò non cozza con l’aumentata influenza del medico.

Per prevedere gli sviluppi, abbiamo provato a testare il sentiment di alcuni manager sia con competenza sul mercato dei generici che branded. L’opinione sembrerebbe sintetizzabile in pochi punti: si aprono dei varchi giuridici per la vera equivalenza dei prodotti tra originator e equivalente, con l’aumentare della quota di generico potrebbe essere possibile che le regioni creino delle gare al ribasso.

Sul primo punto, in effetti la bioequivalenza è stata spesso fatta all’estero con brand diversi da quelli in vendita in Italia, e prima del mutuo riconoscimento, questo comporterebbe, in linea di principio che l’ente autorizzativo Italiano dovrebbe redigere, come negli Stati Uniti, un “orange book” di equivalenza diretta.

Per il secondo punto, vista la volontà di contenere la spesa e visto che questa norma non agisce su questo fronte, le regioni potrebbero sentirsi autorizzate a fare delle gare regionali al ribasso nelle quali la azienda genericista che vince avrebbe un prezzo più basso e gli altri pagherebbero un “ticket”.

Cosa impedirà ad ogni azienda che ha prodotti branded di fare al proprio interno un equivalente a marchio generico e far presentare questo alla classe medica? Il ruolo del GP e del farmacista ne usciranno certamente mutati, anche per i diversi vincoli sia prescrittivi che nella vendita.

Il marketing farmaceutico si trova a maneggiare un mercato sempre più complesso, che non ha regole universali, che richiede per ogni area terapeutica e per ogni brand una riflessione ed una progettualità specifica. La complessità crescente della legislazione insieme con gli elementi incerti legati alle nuove modalità di comunicazione richiede di costruire all’interno dell’azienda nuove competenze, anche con l’innesto di expertice provenienti da altri settori, che siamo in grado di maneggiare contemporaneamente le nuove regole, le nuove tecnologie e le nuove strategie.

Le strategie devono prevedere una azione congiunta e coordinata con più canali su più target, con diverse modalità operative per prodotto ed area terapeutica; si è aperta una nuova fase, certamente  enigmatica e complessa, certamente più divertente.

Salvatore Ruggiero

Momento: the Cluetrain Manifesto

The Cluetrain Manifesto

 mercati online …I mercati online cominciano a organizzarsi da soli molto più rapidamente delle aziende che tradizionalmente li rifornivano.
Grazie alla rete, i mercati diventano più informati, più intelligenti e più esigenti rispetto alle qualità che invece mancano nella maggior parte delle aziende.
… gente della Terra Il cielo è aperto verso le stelle. Le nuvole ci passano sopra notte e giorno. Gli oceani si alzano e ricadono. Qualsiasi cosa possiate aver sentito, questo è il nostro mondo, il posto in cui dobbiamo stare. Qualsiasi cosa vi abbiano detto, le nostre bandiere sventolano libere. Il nostro cuore va avanti per sempre. Gente della Terra, ricordate.

95 TESI

  1. I mercati sono conversazioni.
  2. I mercati sono fatti di esseri umani, non di segmenti demografici.
  3. Le conversazioni tra esseri umani suonano umane. E si svolgono con voce umana.
  4. Sia che fornisca informazioni, opinioni, scenari, argomenti contro o divertenti digressioni, la voce umana è sostanzialmente aperta, naturale, non artificiosa.
  5. Le persone si riconoscono l’un l’altra come tali dal suono di questa voce.
  6. Internet permette delle conversazioni tra esseri umani che erano semplicemente impossibili nell’era dei mass media.
  7. Gli iperlink sovvertono la gerarchia.
  8. Sia nei mercati interconnessi che tra i dipendenti delle aziende intraconnessi, le persone si parlano in un nuovo modo. Molto più efficace.
  9. Queste conversazioni in rete stanno facendo nascere nuove forme di organizzazione sociale e un nuovo scambio della conoscenza.
  10. Il risultato è che i mercati stanno diventando più intelligenti, più informati, più organizzati. Partecipare a un mercato in rete cambia profondamente le persone.
  11. Le persone nei mercati in rete sono riuscite a capire che possono ottenere informazioni e sostegno più tra di loro, che da chi vende. Lo stesso vale per la retorica aziendale circa il valore aggiunto ai loro prodotti di base.
  12. Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.
  13. Ciò che accade ai mercati accade anche a chi lavora nelle aziende. L’entità metafisica chiamata “L’Azienda” è la sola cosa che li divide.
  14. Le aziende non parlano con la stessa voce di queste nuove conversazioni in rete. Vogliono rivolgersi a un pubblico online, ma la loro voce suona vuota, piatta, letteralmente inumana.
  15. Appena tra qualche anno, l’attuale “omogeneizzata” voce del business – il suono della missione aziendale e delle brochures – sembrerà artefatta e artificiale quanto il linguaggio della corte francese nel settecento.
  16. Le aziende che parlano il linguaggio dei ciarlatani già oggi non stanno più parlando a nessuno.
  17. Se le aziende pensano che i loro mercati online siano gli stessi che guardavano le loro pubblicità in televisione, si stanno prendendo in giro da sole.
  18. Le aziende che non capiscono che i loro mercati sono ormai una rete tra singoli individui, sempre più intelligenti e coinvolti, stanno perdendo la loro migliore occasione.
  19. Le aziende possono ora comunicare direttamente con i loro mercati. Se non lo capiscono, potrebbe essere la loro ultima occasione.
  20. Le aziende devono capire che i loro mercati ridono spesso. Di loro.
  21. Le aziende dovrebbero rilassarsi e prendersi meno sul serio. Hanno bisogno di un po’ di senso dell’umorismo.
  22. Avere senso dell’umorismo non significa mettere le barzellette nel sito web aziendale. Piuttosto, avere dei valori, un po’ di umiltà, parlar chiaro e un onesto punto di vista.
  23. Le aziende che cercano di “posizionarsi” devono prendere posizione. Nel migliore dei casi, su qualcosa che interessi davvero il loro mercato.
  24. Vanterie ampollose del tipo “Siamo posizionati per essere il primo fornitore di XYZ” non costituiscono un posizionamento.
  25. Le aziende devono scendere dalla loro torre d’avorio e parlare con la gente con la quale vogliono entrare in contatto.
  26. Le Pubbliche Relazioni non si relazionano con il pubblico. Le aziende hanno una paura tremenda dei loro mercati.
  27. Parlando con un linguaggio lontano, poco invitante, arrogante, tengono i mercati alla larga.
  28. Molti programmi di marketing si basano sulla paura che il mercato possa vedere cosa succede realmente all’interno delle aziende.
  29. Elvis l’ha detto meglio di tutti: “Non possiamo andare avanti sospettandoci a vicenda”.
  30. La fedeltà a una marca è la versione aziendale della coppia fissa, ma la rottura è inevitabile ed è in arrivo. Poiché sono in rete, i mercati intelligenti possono rinegoziare la relazione con incredibile rapidità.
  31. I mercati in rete possono cambiare fornitore dalla sera alla mattina. I lavoratori della conoscenza in rete possono cambiare datore di lavoro nel tempo dell’intervallo del pranzo. Le vostre “iniziative di downsizing” ci hanno insegnato a domandarci “La fedeltà? Cos’è?”
  32. I mercati intelligenti troveranno i fornitori che parlano il loro stesso linguaggio.
  33. Imparare a parlare con voce umana non è un gioco di società. E non può essere improvvisato a un qualsiasi convegno solo per darsi un tono.
  34. Per parlare con voce umana, le aziende devono condividere i problemi della loro comunità.
  35. Ma prima, devono appartenere a una comunità.
  36. Le aziende devono chiedersi dove finisce la loro cultura di impresa.
  37. Se la loro cultura finisce prima che inizi la comunità, allora non hanno mercato.
  38. Le comunità umane sono basate sulla comunicazione – su discorsi umani su problemi umani.
  39. La comunità della comunicazione è il mercato.
  40. Le aziende che non appartengono a una comunità della comunicazione sono destinate a morire.
  41. Le aziende fanno della sicurezza una religione, ma si tratta in gran parte di una manovra diversiva. Più che dai concorrenti, la maggior parte si difende dal mercato e dai suoi stessi dipendenti.
  42. Come per i mercati in rete, le persone si parlano direttamente anche dentro l’azienda – e non proprio di regole e regolamenti, comunicazioni della direzione, profitti e perdite.
  43. Queste conversazioni si svolgono oggi sulle intranet aziendali. Ma solo quando ci sono le condizioni.
  44. Di solito le aziende impongono l’intranet dall’alto, per distribuire documenti sulla politica del personale e altre informazioni aziendali che i dipendenti fanno del loro meglio per ignorare.
  45. Le intranet emanano noia. Le migliori sono quelle costruite dal basso da singole persone che si impegnano per dare vita a qualcosa di molto più valido: una conversazione aziendale in rete.
  46. Una intranet in buona salute organizza i dipendenti nel più ampio significato del termine. Il suo effetto è più radicale di qualsiasi piattaforma sindacale.
  47. Se questo spaventa a morte le aziende, è pur vero che esse dipendono fortemente dalle intranet aperte per far emergere e condividere le conoscenze più importanti. Devono resistere all’impulso di “migliorare” o tenere sotto controllo queste conversazioni in rete.
  48. Quando le intranet aziendali non sono condizionate da timori o da un eccesso di regole, incoraggiano un tipo di conversazione molto simile a quella dei mercati in rete.
  49. Gli organigrammi funzionavano nella vecchia economia, in cui i piani dovevano essere ben compresi da tutta la piramide gerarchica e dettagliati piani di lavoro potevano scendere dall’alto.
  50. Oggi, l’organigramma è fatto di link, non di gerarchie. Il rispetto per la conoscenza vince su quello per l’autorità astratta.
  51. Gli stili di management basati sul comando e sul controllo derivano dalla burocrazia e al tempo stesso la rafforzano. Il risultato sono la lotta per il potere e una cultura di impresa paranoica.
  52. La paranoia uccide la conversazione. Questo è il punto. Ma la mancanza di conversazione uccide le aziende.
  53. Ci sono due conversazioni in corso. Una all’interno dell’azienda, l’altra con il mercato.
  54. Nessuna delle due va bene, nella maggior parte dei casi. Quasi sempre, alla base del fallimento ci sono le vecchie idee di comando e controllo.
  55. Come politica di impresa, queste idee sono velenose. Come strumenti, sono fuori uso. Comando e controllo sono visti con ostilità dai lavoratori della conoscenza e con sfiducia dai mercati online.
  56. Queste due conversazioni vogliono parlare l’una con l’altra. Parlano lo stesso linguaggio. Si riconoscono l’un l’altra dalla voce.
  57. Le aziende intelligenti si faranno da parte per far accadere l’inevitabile il prima possibile.
  58. Se la volontà di farsi da parte è presa come parametro del quoziente di intelligenza, allora veramente poche aziende si mostrano rinsavite.
  59. Seppur subliminalmente, milioni di persone sulla rete percepiscono ormai le aziende come strane finzioni legali che fanno di tutto perché queste due conversazioni non si incontrino.
  60. Questo è suicidio. I mercati vogliono parlare con le aziende.
  61. E’ triste, ma la parte di azienda con cui i mercati vogliono parlare è spesso nascosta dietro una cortina di fumo, il cui linguaggio suona falso – e spesso lo è.
  62. I mercati non vogliono parlare con ciarlatani e venditori ambulanti. Vogliono partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro i firewall delle aziende.
  63. Sveliamoci e parliamo di noi: quei mercati siamo Noi. Vogliamo parlare con voi.
  64. Vogliamo accedere alle vostre informazioni, ai vostri progetti, alle vostre strategie, ai vostri migliori cervelli, alle vostre vere conoscenze. Non ci accontentiamo delle vostre brochures a 4 colori, né dei vostri siti Internet sovraccarichi di bella grafica ma senza alcuna sostanza.
  65. Noi siamo anche i dipendenti che fanno andare avanti le vostre aziende. Vogliamo parlare ai clienti direttamente, con le nostre voci e non con i luoghi comuni delle brochures.
  66. Come mercati, come dipendenti, siamo stufi a morte di ottenere le informazioni da un lontano ente di controllo.
  67. Come mercati, come dipendenti, ci domandiamo perché non ci ascoltate. Sembrate parlare una lingua diversa.
  68. Il linguaggio tronfio e gonfio con cui parlate in giro – nella stampa, ai congressi – cosa ha a che fare con noi?
  69. Forse fate una certa impressione sugli investitori. Forse fate una certa impressione in Borsa. Ma su di noi non fate alcuna impressione.
  70. Se non fate alcuna impressione su di noi, i vostri investitori possono andare a fare un bagno. Non lo capiscono? Se lo capissero, non vi lascerebbero parlare così.
  71. Le vostre vecchie idee di “mercato” ci fanno alzare gli occhi al cielo. Non ci riconosciamo nelle vostre previsioni – forse perché sappiamo di stare già da un’altra parte.
  72. Questo nuovo mercato ci piace molto di più. In effetti, lo stiamo creando noi.
  73. Siete invitati, ma è il nostro mondo. Levatevi le scarpe sulla soglia. Se volete trattare con noi, scendete dal cammello.
  74. Siamo immuni dalla pubblicità. Semplicemente dimenticatela.
  75. Se volete che parliamo con voi, diteci qualcosa. Tanto per cambiare, fate qualcosa di interessante.
  76. Abbiamo qualche idea anche per voi: alcuni nuovi strumenti, alcuni nuovi servizi. Roba che pagheremmo volentieri. Avete un minuto?
  77. Siete troppo occupati nel vostro business per rispondere a un’e-mail? Oh, spiacenti, torneremo. Forse.
  78. Volete i nostri soldi? Noi vogliamo la vostra attenzione.
  79. Interrompete il viaggio, uscite da quell’auto-coinvolgimento nevrotico, venite alla festa.
  80. Niente paura, potete ancora fare soldi. A patto che non sia l’unica cosa che avete in mente.
  81. Avete notato che di per sé i soldi sono qualcosa di noioso e a una sola dimensione? Di cos’altro possiamo parlare?
  82. Il vostro prodotto si è rotto. Perché? Vorremmo parlare col tipo che l’ha fatto. La vostra strategia aziendale non significa niente. Vorremmo scambiare due parole con l’amministratore delegato. Che vuol dire che “non c’è”?
  83. Vogliamo che prendiate sul serio 50 milioni di noi almeno quanto prendete sul serio un solo reporter del Wall Street Journal.
  84. Conosciamo alcune persone della vostra azienda. Sono piuttosto bravi online. Ne nascondete altri, di bravi? Possono uscire ed entrare in gioco anche loro?
  85. Quando abbiamo delle domande, ci cerchiamo l’un l’altro per le risposte. Se non esercitaste un tale controllo sulle “vostre persone”, sarebbero anche loro tra le persone che cercheremmo.
  86. Quando non siamo occupati a fare il vostro “mercato target”, molti di noi sono le vostre persone. Preferiamo chiacchierare online con gli amici che guardare l’orologio. Questo farebbe conoscere il vostro nome molto di più del vostro sito internet da un milione di dollari. Ma siete voi a dirci che è la Divisione Marketing che deve parlare al mercato.
  87. Ci piacerebbe che sapeste cosa sta succedendo qui. Sarebbe davvero bello. Ma sarebbe un grave errore pensare che ce ne stiamo con le mani in mano.
  88. Abbiamo di meglio da fare che preoccuparci se riuscirete a cambiare in tempo. Il business è solo una parte della nostra vita. Sembra essere invece tutta la vostra. Pensateci: chi ha bisogno di chi?
  89. Il nostro potere è reale e lo sappiamo. Se non riuscite a vedere la luce alla fine del tunnel, arriverà qualcuno più attento, più interessante, più divertente con cui giocare.
  90. Anche nel peggiore dei casi, la nostra nuova conversazione è più interessante della maggior parte delle fiere commerciali, più divertente di ogni sitcom televisiva, e certamente più vicina alla vita di qualsiasi sito web aziendale.
  91. Siamo leali verso noi stessi, – i nostri amici, i nostri nuovi alleati, i nostri conoscenti, persino verso i nostri compagni di battute. Le aziende che non fanno parte di questo mondo non hanno nemmeno un futuro.
  92. Le aziende stanno spendendo miliardi di dollari per il problema dell’Anno 2000. Come fanno a non sentire la bomba a orologeria nei loro mercati? La posta in gioco è persino più alta.
  93. Siamo dentro e fuori le aziende. I confini delle nostre conversazioni sembrano il Muro di Berlino di oggi, ma in realtà sono solo una seccatura. Sappiamo che stanno crollando. Lavoreremo da entrambe le parti per farle venire giù.
  94. Alle aziende tradizionali le conversazioni online possono sembrare confuse. Ma ci stiamo organizzando più rapidamente di loro. Abbiamo strumenti migliori, più idee nuove, nessuna regola che ci rallenti.
  95. Ci stiamo svegliando e ci stiamo linkando. Stiamo a guardare, ma non ad aspettare.

Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls, 1999

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